Antonio Pellicanò (dott. e Project Manager)
Il contratto di gestione: quali ripercussioni?
Da marzo 2020 ad oggi abbiamo assistito ad un cambiamento radicale negli stili di vita, nei rapporti sociali, nei comportamenti d’acquisto, nel sistema organizzativo del lavoro e in particolar modo nel sistema impresa.
Lo scenario economico che si presenta dopo 14 mesi dal primo lockdown è caratterizzato da un turnover delle imprese, dove chi operava in condizioni di difficoltà già prima della pandemia, è stato costretto a chiudere; chi operava in condizioni di difficoltà meno accentuata, continua ad operare a stento, posticipando ad un futuro a breve termine le problematiche relative alla continuità aziendale. Le imprese più strutturate e flessibili, invece, non solo sono riuscite a superare indenni la crisi pandemica, ma hanno anche attuato piani di sviluppo cavalcando l’onda delle opportunità presenti sul mercato. Mentre, settori come quello della GDO, farmaceutico, parafarmaceutico e delle vendite on-line, hanno assistito a una forte crescita, favorita dal cambiamento che il Covid-19 ha portato.
Il blocco delle vendite e con esso il blocco di liquidità, ha portato le piccole e medie imprese ad avere difficoltà nel rispettare gli impegni di pagamento assunti. Inoltre, l’incertezza del futuro nel sistema macro e microeconomico diventa sempre più consolidata, dimostrando che i modelli di controllo e previsionali utilizzati fino ad oggi devono essere riconsiderati, in quanto poco flessibili e adattabili alla continua variabilità degli scenari.
Il controllo di gestione ha assunto un ruolo cruciale e di vitale importanza per garantire la continuità aziendale ed evitare la crisi.
Il controllo dei flussi di cassa, dei processi aziendali, dei costi e quindi dei gradi di marginalità sono divenuti fondamentali per garantire flessibilità operativa e allo stesso tempo consentono di potersi adattare nell’immediato ai cambiamenti dell’ambiente in cui si opera.
Di certo, viste le difficoltà di liquidità avute, il primo passo da compiere è quello di creare una pianificazione finanziaria strutturata dove vengono rappresentati, con gradi di approssimazione più reali possibili, i flussi di cassa nel breve termine. Quindi sarà necessario effettuare un controllo sulla gestione dei pagamenti dei fornitori, ma soprattutto programmare e monitorare accuratamente i flussi in entrata.
La programmazione finanziaria aiuterà molte imprese a riequilibrare entrate ed uscite, soprattutto in questo periodo storico, ma non può essere considerata l’unica leva strategica da utilizzare per garantire una continuità aziendale.
Le imprese non in grado di governare i propri processi aziendali, la composizione e generazione della propria struttura dei costi non saranno flessibili e quindi incapaci di riadattare il processo produttivo al nuovo scenario che si presenterà.
Il non adattamento tempestivo, porterà l’impresa a subire delle emorragie dovute principalmente ai costi generati dal processo produttivo per via di una marginalità non adeguata, oppure di un’uscita finanziaria costante in caso di blocco operativo.
Se l’equilibrio finanziario garantirà una sopravvivenza nel breve termine, l’equilibrio economico e l’efficienza operativa garantiranno una sopravvivenza nel lungo termine, in quanto la capacità di generare liquidità deriva soprattutto dalla giusta marginalità.
Per cui, iniziare a svolgere un’analisi approfondita del sistema produttivo, consentirà di monitorare le singole procedure aziendali e, nel contempo, di conoscere la formazione della struttura dei costi.
Grazie ai parametri ottenuti, si avranno le basi per poter attuare una programmazione produttiva e quindi una programmazione economica, fissando degli obiettivi di vendita periodici da dover raggiungere per garantire la sopravvivenza dell’azienda.
Tutto questo senza un adeguato sistema di controllo aziendale è impossibile da poter attuare.
Se non conosciamo il funzionamento della nostra azienda, come possiamo organizzare e programmare un processo produttivo? Come possiamo ridurre i costi se non sappiamo come si generano? Inoltre, quali costi è opportuno ridurre e quale incidenza avranno?
La risposta ci potrà essere fornita solo se analizziamo in dettaglio la nostra azienda e per fare questo dobbiamo obbligatoriamente introdurre un controllo di gestione.
Una lezione impartita dalla pandemia da Covid-19 alle imprese, ai manager, nonché a diversi consulenti aziendali, è quella che una programmazione serve a ben poco se non è affiancata da un’accurata analisi di Risk Management.
Attraverso il Risk Management si prevedono degli scenari ipotetici dove si verificano delle condizioni che possono inficiare la programmazione strutturata. E solo grazie alla previsione dei possibili rischi che potrebbero presentarsi, si riuscirà a prevedere un’azione correttiva da attivare e si potrà anche stabilire di stanziare una contingency che consentirà di supportare il peso finanziario dell’accaduto.
Questo tipo di previsione garantirà una risposta immediata nel momento in cui si presenterà un problema, portando così a evitare i blocchi operativi e con essi la perdita di liquidità.
I classici sistemi di programmazione e controllo non sono più idonei, per guidare l’impresa serve che i modelli si evolvono attraverso la modulazione di analisi di “What If?” che consentiranno alle imprese di poter governare l’incertezza del futuro che stiamo vivendo.