DIGITAL HEALTH IN ITALIA: NECESSARIO UN SUO ALLINEAMENTO ALLA BEST PARCTICE EUROPEA

Massimo Barresi  ( Direttore Amministrativo P.O. Ospedale del Mare – ASL Napoli 1 Centro)

Alla luce dei sempre più rapidi sviluppi tecnologici in ambiente sanitario, si rende necessaria una svolta innovativa tecnologica, al fine di uniformare anche il nostro Paese, alle best practice europee. La Digital Healt in Italia dovrebbe quindi migliorarsi e qualificarsi maggiormente al fine di allinearsi ai paesi europei più all’avanguardia in questo settore.

A supporto di quanto appena asserito, in un’audizione dinanzi alla Commissione Parlamentare per la semplificazione, anche il Ministro Speranza ha attenzionato l’argomento facendo il punto su tutti gli strumenti utilizzati dalla digital health per la semplificazione nel SSN (Fascicolo Sanitario Elettronico, Ricetta Sanitaria Elettronica, Ricetta Veterinaria Dematerializzata, Gestione telematica delle liste d’attesa, Telemedicina, Teleassistenza e Teleriabilitazione) nell’inopinabile ottica della trasparenza e del miglioramento dei servizi ai cittadini.

Cardine del sistema semplificativo è, senza ombra di dubbio, il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). Quest’ultimo, tuttavia, lo si considera sempre più frequentemente alla stregua di uno strumento amministrativo e non clinico essendo utilizzato prevalentemente per monitorare la spesa sanitaria e non per curare al meglio il cittadino. Diverse funzionalità dovrebbero essere implementate e, in alcuni casi, ottimizzate come per esempio l’interoperabilità e la condivisione tra i vari FSE regionali, la comunicazione tra MMG e pazienti, la raccolta e l’integrazione di dati.

Un eccellente strumento legato ai servizi per la prevenzione e la gestione delle patologie è stato, per esempio, il lancio di Facebook Prevention (per il momento riservato unicamente agli account americani), una funzione del Social che avverte quando è arrivato il momento di eseguire uno screening oncologico o cardiologico o quando bisogna monitorare ematicamente il tasso di colesterolo basandosi su dati relativi al genere, all’età e ad altri dati sanitari forniti dall’utente.

Analogamente potrebbero essere create delle App, come quella realizzata nel Regno Unito da “Boots UK”, atta al suggerimento di stili di vita più salutari o come quella realizzata dal National Health Service (NHS App) che consente ai cittadini inglesi di prenotare appuntamenti con il proprio medico di famiglia, richiedere una prescrizione farmacologica ripetibile, accedere al proprio FSE o registrarsi come donatore di organi. Non in ultimo, strumenti quali Assistenti vocali (Siri, Alexa, Google Assistant) o sistemi di Chatbot potrebbero essere utilizzati per realizzare una sorta di triage, proprio come già avviene con Babylon Health operante nel già citato Regno Unito.

Tuttavia lo sviluppo della Digital Health in Italia non deve assolutamente perdere di vista il concetto fondamentale secondo cui l’assistenza sanitaria non è un problema risolvibile unicamente tramite la tecnologia ma anche attraverso il coinvolgimento di numerose altre tematiche sulle quali le Istituzioni, il Parlamento, il mondo accademico e le Società scientifiche dovrebbero esprimersi. In sintesi, affinché uno strumento tecnologico, in un percorso assistenziale e curativo, possa definirsi valido a tutto tondo, quest’ultimo dovrà, al contempo, possedere in sé le imprescindibili caratteristiche sia dell’affidabilità che dell’efficacia clinica.

A riprova dell’importanza dell’argomento, negli Stati Uniti la FDA (Food and Drug Administration) ha classificato le App sanitarie, i braccialetti/orologi intelligenti ed i sistemi di intelligenza artificiale come dispositivi medici ed ha addirittura considerato alcuni di questi strumenti come terapie digitali (Dtxalliance.org). In Italia tale questione non è stata affrontata adeguatamente riservandone la regolamentazione al MDR 2017/745, di certo poco chiarificatore circa l’appannaggio delle terapie digitali (Ministero della Salute, AIFA o Ente terzo).

In virtù dei numerosi studi dimostranti il fallimento degli strumenti di Digital Healtha causa del loro non incontrare i bisogni degli utenti, sarebbe più auspicabile un importante e solido percorso formativo sull’argomento investendo di tale attività le varie Facoltà di Medicina, i Medici e gli Operatori Sanitari già in attività, le Società scientifiche, le Società di categoria ed a finire i cittadini ed i pazienti stessi. Esistono già modelli istituzionali cui riferirsi per sviluppare una nuova generazione di leader digitali, come per esempio la NHS Digital Academy, nata dalla collaborazione tra National Health Service, Imperial College di Londra, Università di Edinburgo e Harvard Medical School.