Perché le organizzazioni devono prevenire il burnout

di Paola Esposito (Psicologa del lavoro e psicoterapeuta)

Burnout: che cos’è?

Il burnout è stato definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, come un fenomeno occupazionale, (stress da lavoro), che non è stato gestito con successo.

Nella definizione offerta dall’OMS il burnout è presentato esplicitamente come l’effetto del fallimento, dell’insuccesso nella gestione dello stress lavorativo, che, conseguentemente si è cronicizzato divenendo irreversibile.

La sindrome da burnout indica una condizione di forte esaurimento emotivo dei lavoratori che si trovano a vivere una condizione di altissimo stress, perché lavorano quotidianamente con persone che soffrono e che chiedono costantemente aiuto ed è questo il motivo della perdita di  forza per reagire anche alle più normali richieste di un impegno lavorativo.

Dal punto di vista professionale il burnout rappresenta la crisi della quantità e della qualità nel lavoro; è molto pericoloso per chi lo vive perché mina gravemente la stabilità lavorativa e quella personale.

La persona comincia gradualmente a perdere ogni energia ed entusiasmo per il suo impegno lavorativo e successivamente per la propria quotidianità.

Una delle categorie più esposte al fenomeno è da sempre quella sanitaria, in questo periodo a causa della pandemia, si raggiungono livelli di saturazione emotiva pericolosi, in questo settore.

Una strategia adottata, per fronteggiare l’eccessiva richiesta di aiuto, da molti professionisti è quella di prendere la distanza emotiva dalle persone delle quali ci si prende cura, evitando in questo modo un coinvolgimento diretto con il proprio lavoro, tutto ciò provoca nel lavoratore una risposta tutt’altro che positiva, perché si alimenta pur senza volerlo la percezione di inadeguatezza e di bassa competenza nella funzione svolta.

Il burnout può essere riconosciuto come:

  1. un sostanziale e progressivo deterioramento dell’impegno dedicato al lavoro, lo stesso lavoro percepito fino ad allora come ricco di stimoli e gratificante appare come insignificante;
  2. un impoverimento emotivo che provoca nel tempo vissuti che si alternano tra il piacere e la sicurezza, tra la rabbia e la depressione;
  3. una difficoltà di adattamento sul luogo di lavoro.

Manifestazione del burnout

Il burnout si manifesta prevalentemente su tre livelli:

  • livello emotivo,
  • livello comportamentale,
  • livello fisico.

Il primo livello impatta sulla sfera emotiva della persona, la quale non sente più stimoli positivi nello svolgimento del lavoro, al contrario avverte un forte distacco dalle persone e un disinteresse generale, perché percepisce un forte senso di stanchezza.

Il secondo livello è evidente nei comportamenti spesso aggressivi esibiti dal lavoratore con un vissuto di burnout, la persona ha una perdita di energia e per questo spesso si assenta dal lavoro, e inizia a fare abuso di sostanze come alcol e droghe e alla messa in atto   di  azioni di autolesionismo che possono arrivare al suicidio.

Il terzo livello rappresenta la condizione precaria di salute del lavoratore che inizia ad avere mal di testa, problemi digestivi, respiratori e disturbi del comportamento alimentare.

Le cause che possono provocare il burnout possono essere dovute al singolo lavoratore oppure all’organizzazione della quale fa parte.

Quando il lavoratore trascura i suoi affetti familiari e amicali e limita anche le possibilità di svago, rifugiandosi completamente nel lavoro, aumentando notevolmente la permanenza oraria, spesso con la reperibilità full time, negli anni le sue risorse mentali si esauriscono, fino a presentare comportamenti di fuga e di rottura di relazioni.

Il burnout che è dovuto all’organizzazione è scaturito da richieste sempre più stringenti dell’organizzazione, dallo svolgimento di un lavoro monotono scarsamente retribuito e dall’aumento della conflittualità tra colleghi.

Il burnout ha un’alta probabilità di palesare la sua presenza in tutti quei luoghi di lavoro dove la persona non è riconosciuta come valore e risorsa.

In definitiva sia le fonti sia le situazioni che possono determinare la sindrome da burnout dovranno nel tempo essere valutate e gestite perché solo in questo modo la dignità e la produttività del lavoro se ne gioveranno ampiamente e anche la salute del singolo così come il benessere aziendale rappresenteranno obiettivi perseguibili dall’intera organizzazione.