di Paola Esposito (Psicologa- psicoterapeuta)
Quali sono i comportamenti psicologici in risposta alla pandemia?
In questo momento storico, due sono i pensieri prevalenti nelle persone, il primo potremmo definirlo come pensiero catastrofico, il secondo come ottimistico illusorio.
Chi vive il pensiero catastrofico, corre il rischio più di altri di ammalare il proprio corpo e la mente, perché si trova a gestire un vissuto insostenibile, rappresentato da una paura incontrollabile, che può portare anche al suicidio.
A livello individuale chi percepisce questo vissuto presenta segnali preoccupanti come un aumento di irritabilità, insonnia, paure generalizzate o specifiche, tristezza, depressione e numerosi sintomi legati all’ansia, connessi con la percezione di pericolosità diffusa, col sentirsi minacciati da qualcosa che non è identificabile e che potrebbe essere presente ovunque.
Il secondo atteggiamento esplicitato da un ottimismo illusorio spinge a pensare a una condizione di vita del tutto nuova, percepita come una sicura occasione di cambiamenti migliorativi personali e lavorativi, aderendo in questo modo al cosiddetto “pensiero magico”.
Questo tipo di pensiero è animato dalla “vittoria” del principio di realtà sul principio di piacere, la persona tende a credere che il modo come percepisce il mondo, sia una buona rappresentazione del mondo stesso, tutto ciò è influenzato da credenze interne della persona, la quale si fa dirigere da ciò che desidera, ciò che percepisce più appagante, questo atteggiamento si configura all’inizio come il passaggio dal sogno, alla frustrazione, alla traumatica presa di coscienza di realtà.
Entrambe le strategie possono fare oscillare la persona verso comportamenti quali: adesione critica alle fake news, sfiducia sociale, sentimenti ostili verso gli altri ritenuti untori, siano essi conoscenti, colleghi, emarginazione pregiudiziale anche delle persone guarite, inoltre nel tempo approderanno tutti inevitabilmente a una condizione di forte frustrazione.
Gli atteggiamenti giusti da tenere in questo momento, possiamo farli risalire a due importanti strategie messe in atto dall’essere umano.
La prima si riferisce alle strategie individuali di gestione del cambiamento che consistono nella scoperta per ogni persona delle proprie doti di resilienza, potenziando il proprio senso di responsabilità etica verso gli altri; oppure approfittare del momento per riflettere sul senso delle cose fatte fino a quel momento e ciò che si desidera fare in futuro e per questo ridisegnare le proprie priorità. Mettendo al centro i propri progetti la salute e il benessere, rispetto a scopi utilitaristici di gratificazione immediata, la persona sceglie di potenziare parte delle sue competenze per affrontare meglio le sue criticità. Ciò a significare che anche se l’individuo si trova in una condizione di pericolo e di incertezza può e deve intravedere strategie di rilancio, percepiti come opportunità di cambiamento personale.
La seconda strategia è collettiva, ponendo al centro il valore delle relazioni informali di parentela, amicizia o conoscenza, fondamentali per promuovere le reti di impegno civico, l’equilibrio fra i tempi di lavoro e quelli privati, l’assunzione di responsabilità nel cercare informazioni attendibili per superare convinzioni sbagliate sulla propria salute e quella degli altri, ed infine la sostenibilità ambientale.