Modelli di mobbing

di Paola Esposito (Psicologa- psicoterapeuta)

I vari di mobbing

Il primo modello adottato nello studio del fenomeno mobbing è quello di Leymann (1990) il quale sostiene che le reali cause dell’esistenza del mobbing siano da ricercare nell’azienda, specificatamente nell’organizzazione del lavoro, negli stili di leadership, nel ruolo della vittima, nell’etica di chi dirige e infine nella capacità di gestione dei conflitti. Questo modello sostiene che le cause che possano indurre il mobbing non sono mai da far risalire alla persona, in quanto possibile portatrice di problemi personali, pertanto il modello Leymann basa le sue premesse sul paradigma che l’insorgenza del mobbing dipende esclusivamente da anomalie dovute all’organizzazione.

Il modello Ege (1997) si sviluppa su un modello a fasi crescenti: parte da una condizione zero nella quale è presente una notevole conflittualità nell’organizzazione, la fase successiva è quella del conflitto mirato dove viene individuata la vittima, si prosegue con la fase dell’inizio del mobbing dove la persona mobbizzata inizia a percepire cambiamenti di comportamenti dei colleghi e/o superiori verso se stesso, a seguire la fase dell’insorgenza dei primi sintomi psicosomatici nella vittima, si approda così alla fase dove sono evidenti gli errori e gli abusi da parte dell’amministrazione sul lavoratore, il quale viene spesso accusato per le sue assenze dal lavoro, l’unico strumento di difesa, percepito nel breve termine dallo stesso, penultima la fase che vede un aggravamento della salute psicofisica della vittima, fino all’ultima fase che prevede l’esclusione dal mondo di lavoro, che avviene con il licenziamento e volte anche anche se in minima percentuale anche con la morte per malattia o suicidio del lavoratore.

Il modello Einarsten (1999) si distingue il mobbing in due modalità di espressione: mobbing predatorio, mobbing collegato al conflitto. Per mobbing predatorio Einarsten intende quella situazione dove la vittima non presenta nessuna caratteristica specifica per la quale scatenare un’aggressione, piuttosto si trova in una condizione verso la quale l’aggressore decide di dimostrare la sua forza, come quella di appartenere ad una minoranza etnica, essere persone con disabilità o l’appartenere al genere femminile, le donne nelle organizzazioni vengono spesso percepite come maggiormente fragili e quindi bersaglio più semplice da colpire.

Il mobbing dovuto al conflitto è scaturito da un aumento progressivo dei conflitti interpersonali, questa fattispecie di conflitti, quando vengono reiterati sul luogo di lavoro, non assumono più il significato di contrasti tra individui, ma veri e propri attacchi alla condotta lavorativa della persona. Condizione condivisa da tutti i modelli sul mobbing è quella che vede per il lavoratore esposto per tempi prolungati a maltrattamenti sul lavoro, il rischio concreto di abuso di alcool e di droghe e quello di ammalarsi del disturbo post traumatico da stress.